Pontremoli

La città di Pontremoli occupa la parte più a nord della regione Toscana e deve il proprio nome al “Ponte tremulus”, un ponte vacillante che scavalcava il Fiume Magra al tempo di Enrico VI di Svevia (1165-1197); posta nell'estremità settentrionale della Lunigiana, era anche una delle soste obbligatorie per chi viaggiava lungo la vecchia Via Francigena, tant'è che venne menzionata per la prima volta nel diario di viaggio di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury.
Si pensa che i primi insediamenti della zona risalgano ad un migliaio di anni prima di Cristo, tuttavia Pontremoli nacque da un borgo medievale che iniziò a crescere all'epoca dei re longobardi di Pavia, probabilmente grazie anche all'aumento dei traffici sulla strada della Cisa.
Il primo nucleo del centro abitato, detto anche il Sommoborgo, sorse intorno al Castello del Piagnaro, sul Monte Molinatico ed era difeso da ben tre fortezze: Piagnaro, Cacciaguerra e Castelnuovo; le porte d'accesso erano sette in tutto, anche se ad oggi ne sono sopravvissute soltanto quattro: Porta Parma, Porta Verde, Porta Castelnuovo e Porta di Imoborgo.
Contrariamente al resto della Lunigiana, la cittadina si liberò ben presto del dominio dei Malaspina, nel 1226 infatti l'Imperatore Federico II di Svevia dichiarò la città di Pontremoli “libero comune” tramite regio emendamento e proprio su questo avvenimento storico è basata anche un'importante rievocazione, ovvero l'Adventum Federici, festa medievale che da ormai cinque anni, sul finire del mese di Agosto, riunisce a Pontremoli una moltitudine di cantastorie, dame, uomini d'arme, chierici, trampolieri, sbandieratori, mangiafuco, fate, elfi e folletti. Nel XIV secolo, le profonde lotte tra Guelfi e Ghibellini, obbligarono Castruccio Castracani (il Signore della città in quel periodo) a dividere la città in due parti: nel Sommoborgo dimoravano i Guelfi (fedeli al Papa) mentre il borgo inferiore – l'Imoborgo – fu dichiarato territorio dei Ghibellini, sostenitori dell'Imperatore e dei Malaspina.
Queste lotte intestine, sommate agli attacchi degli stati vicini, costrinsero la cittadina ad arrendersi e a sottomettersi a una lunga serie di signorie italiane e straniere; nel 1650 Pontremoli entrò infine a far parte del Granducato di Toscana, che segnò l'inizio di un periodo di notevole stabilità politica e prosperità economica.

Che cosa visitare a Pontremoli:
Certamente lo splendido Castello del Piagnaro, edificato intorno all'anno Mille dalla Famiglia degli Adalberti. Più volte distrutto, sia dalle truppe imperiali che dai pontremolesi stessi, a causa delle discordie interne, fu sempre ricostruito soprattutto per la sua posizione strategica, che consentiva di sorvegliare le strade del Bratello e della Cisa, di fondamentale importanza per i traffici commerciali di allora. La parte più antica della fortezza è il torrione semicircolare posto a settentrione (1400), la parte mediana è invece il risultato di una ricostruzione eseguita tra il Diciassettesimo e il Diciottesimo secolo.
Dal 1975 le stanze comprese nella parte inferiore del Castello ospitano il Museo delle Statue Stele della Lunigiana: monumenti in pietra di tipo antropomorfo, dal significato ancora fondamentalmente oscuro.
Bellissime anche le chiese: la Cattedrale di Santa Maria del Popolo ad esempio, che domina il centro abitato, la Chiesa della Santissima Annunziata, il Convento dei Cappuccini e la Chiesa di San Giovanni e San Colombano, sorta sulle rovine del Monastero di San Colombano, intitolato al santo missionario irlandese, cui erano dediti i monaci colombiani fondatori di Bobbio.

Numerose sono anche le leggende che circolano su Pontremoli; si racconta ad esempio che durante la notte, un lupo mannaro si aggiri per gli stretti vicoli del Sommoborgo e che per considerarsi fuori pericolo sia necessario non incrociare i suoi occhi e tosto salire tre scalini. Un'altra leggenda ha invece per protagonista il Monte Zucchetto, un cono montuoso dell'alto pontremolese: anticamente la montagna avrebbe accolto una fortezza, oggi interamente sommersa dalla vegetazione e dalle frane, che nasconderebbe un tesoro sorvegliato dal Diavolo in persona!