Lucca città di musicisti
Lucca può vantare una tradizione musicale che non ha molti eguali. Solo per citare alcuni dei suoi compositori: Nicolao Dorati, Cristoforo Malvezzi, Gioseffo Guami, Giovanni Lorenzo Gregori, Francesco Barsanti, Francesco Gemignani, Filippo Manfredi, Luigi Boccherini, Alfredo Catalani e Giacomo Puccini. E’ probabile che la ricchezza di questa tradizione derivi dal fatto che, essendo stata Lucca capitale di uno stato indipendente – anche se piccolo – fino al 1847, gli eventi musicali erano considerati un importante ornamento della vita politica e sociale.
Terra di musicisti, il cui più amato e conosciuto è indubbiamente Giacomo Puccini.
Manon Lescaut, La Bohème,Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, Il Trittico, Turandot, trionfano nei teatri di tutto il mondo e il riconoscimento della grandezza della sua musica è unanime.
Lucca offrì al giovane Puccini tutta la sua cultura musicale: il conservatorio dove studiò, le “cento” Chiese con gli organi e i cori e con i mecenati che commissionavano; i palazzi con quella nobiltà che amava profondamente la musica, così come tutta la cittadinanza che si riversava nello splendido Teatro del Giglio.
La casa Natale di Giacomo Puccini
Puccini nacque nella casa di Corte San Lorenzo, dove trascorse la sua prima giovinezza fino all’età di 22 anni quando si trasferì a Milano. Come molti membri della sua famiglia, il maestro lavorò come organista nella vicina Chiesa di Via San Paolino, in cui il 12 Luglio 1880 con l’esecuzione della Messa a 4 Voci a piena orchestra, fu sancito il compimento dei suoi studi presso il locale Istituto Musicale. I lucchesi ebbero la conferma che Puccini, erede di una gloriosa famiglia, poteva diventare un compositore famoso.
Oggi la casa natale di G Puccini custodisce oggetti a lui appartenuti: mobili di famiglia, un cappotto, preziose onorificenze che testimoniano gli straordinari successi ottenuti dal compositore in tutto il mondo. Sono anche esposti: autografi di importanti composizioni giovanili, la Messa a 4 voci (1880), e il Capriccio Sinfonico (1883), una ricca collezione di lettere scritte e ricevute dal maestro tra il 1889 e il 1915, e una serie di testimonianze degli ultimi momenti di vita del maestro che a causa dell’operazione alla gola, comunicava solo tramite brevi messaggi scritti.
L’ultima opera Turandot è evocata dalla presenza del pianoforte Steinway su cui l’opera fu composta, nella villa di Viareggio, e dallo splendido costume di scena per il II atto, donato alla Fondazione Puccini dalla celebre cantante Maria Jeritza, a ricordo del primo allestimento dell’opera al Metropolitan Opera House di New York, nel 1926. Si possono infine ammirare i ritratti di famiglia.
Torre del Lago Nel 1891 Giacomo Puccini prende in affitto una casa-torre sul lago di Massaciuccoli: tre semplici ambienti al piano superiore con cucina ad uso comune e una stalla al piano terra. Da allora Torre del Lago diventa un momento emblematico nella vita di Puccini, rifugio ispiratore della maggior parte delle sue opere più famose. Qui Puccini inizia una vita fatta di legami con le cose semplici, l’amore per la caccia e gli amici cacciatori, le baldorie con gli amici artisti. Dopo il successo di Manon Lescaut , Puccini acquista la casa-torre e si trasferisce nella vicina residenza del conte Grottanelli, dove rimane fino alla realizzazione di villa Puccini (primavera 1900). La villa presenta una struttura tradizionale caratterizzata dal volume cubico, dalla composizione simmetrica e da una chiara partizione delle funzioni. Il giardino – originariamente lambito dal lago –ha un impianto irregolare delineato da aiuole ornate di pietre bizzarre, da palmizi e da siepi. La casa fu equipaggiata con le ultime novità, un moderno impianto di riscaldamento a radiatori, il telefono, e Puccini mise particolare attenzione alle rifiniture. Chiese ai suoi amici, i pittori Plinio Novellini e Ferruccio Pagni, di aggiungere decorazioni che si possono ammirare ancora oggi. Mobili in stili diversi, Bugatti e Tiffany, il prezioso paravento donato al maestro dal governo giapponese e le suppellettili di diversi stili documentano il gusto eclettico del committente. In questa villa, oltre a finire la sua Manon , Puccini scrisse anche La Bohème, Tosca, parti de La Fanciulla del West, La rondine e IL trittico. Il maestro visse nella sua casa sul lago per circa 30 anni e tanto fu l’amore per il suo lago che lì volle essere seppellito, di fronte allo specchio d’acqua che lo vide più volte intento nella caccia o immerso nella sua arte. Oggi è anch’essa un museo.
La vita e le opere di Giacomo Puccini
Giacomo Puccini nacque a Lucca il 22 dicembre 1858, ultimo di una dinastia di compositori che da più di un secolo deteneva il monopolio della vita musicale cittadina. Ricevette i primi insegnamenti musicali dal padre Michele, prima della di lui morte prematura nel 1864. Si iscrisse nel 1868, nella classe di violino, all’Istituto musicale «G. Pacini», una scuola molto rinomata anche fuori Lucca; proseguì poi passando nella classe di composizione, nella quale ebbe come insegnante Carlo Angeloni. Nell’ambiente lucchese nacquero le sue prime composizioni, fra cui la Messa a 4 voci come pezzo per il diploma nel 1880.
Gli anni della formazione milanese e le prime opere
Dal 1880 al 1883 Puccini frequentò il Conservatorio di Milano, dove ebbe come insegnanti Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli. Al conservatorio compose la sua prima opera lirica, Le Villi, con cui partecipò, senza successo, al Concorso Sonzogno per opere in un atto. Alcuni amici riuscirono comunque ad organizzare una prima rappresentazione dell’opera nel 1884. Fu così che Giulio Ricordi, il più importante editore musicale italiano, si accorse di Puccini. Non solo inserì Le Villi nel catalogo della sua casa editrice, ma commissionò a Puccini una seconda opera lirica, Edgar. La composizione fu molto lunga e laboriosa, ma la prima assoluta, nel 1889, fu un insuccesso.
L’amore per Elvira e i primi successi Nel frattempo Puccini si era innamorato di una donna sposata, Elvira Bonturi, che nel 1886 abbandonò il marito per lui. Solamente nel 1904, dopo la morte del primo marito di Elvira, i due poterono legalizzare la loro convivenza e legittimare il figlio Antonio, che aveva già compiuto i 17 anni. Fu soltanto grazie al sempre maggiore successo della sua terza opera, Manon Lescaut (1893), che Puccini riuscì a creare una solida base economica per sé e la sua famiglia. Nel 1896 con La bohème colse un successo ancora più grande, che si estese presto anche a livello internazionale. Con i lauti guadagni acquistò due edifici a Torre del Lago e Chiatri, a pochi chilometri da Lucca, e li trasformò in due ville di campagna, di cui mantenne la proprietà fino alla morte. Per qualche anno ebbe anche una casa per la villeggiatura a Boscolungo Abetone. A Milano aveva invece un grande appartamento in affitto.
La consacrazione internazionale Il successo non mancò neppure alle due opere successive, Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904), grazie alle quali Puccini divenne il compositore vivente più ricco e famoso. Importanti teatri d’opera all’estero rappresentarono cicli quasi completi delle sue opere alla sua presenza (nel 1905 a Buenos Aires e Londra, nel 1906 a Budapest e Londra, nel 1907 a New York, nel 1908 a Parigi). Nel 1910 per la prima volta una prima assoluta di un’opera di Puccini ebben luogo all’estero: La fanciulla del West fece il suo debutto a New York, e si trattò di un grandioso evento. Nel 1913 Puccini ricevette da una casa editrice viennese l’incarico, superpagato, di scrivere un’operetta: ne nacque alla fine l’opera successiva, La rondine (1917). Puccini trascorse gli anni della guerra, da lui tanto odiata, per lo più in ritiro a Torre del Lago. La prima assoluta dei suoi tre atti unici Il trittico, musicati in quel periodo, ebbe luogo poco dopo la fine della guerra a New York, senza la presenza del compositore.
La grande passione per le automobili e le case
In ogni caso i proventi che ricavava dai diritti d’autore bastavano ugualmente a coltivare, anche dopo la guerra, due delle sue passioni predominanti: le automobili (la prima l’aveva comprata già nel 1902 e ne era seguita un’altra dozzina) e, in modo particolare, le case. Nel 1919 comprò la Torre della Tagliata, una casa di origine etrusca nella Maremma proprio vicina al mare. Si liberò presto di quell’edificio solitario e cominciò a far costruire una nuova villa a Viareggio come residenza principale, in sostituzione di quella di Torre del Lago, e vi si trasferì verso la fine del 1921. Prevalentemente in questa casa lavorò alla sua ultima opera lirica, Turandot, di cui aveva cominciato ad occuparsi fino dal 1920. Il lavoro era molto problematico e Puccini più volte pensò di abbandonare l’impresa.
Gli ultimi anni e la malattia
L’opera non era stata ancora completata quando fu diagnosticato un carcinoma laringeo a Puccini, che già da anni lamentava un mal di gola insistente. Per potersi sottoporre alla cura innovativa e sperimentale della radioterapia, Puccini si recò in una clinica specializzata a Bruxelles. Sopravvisse però all’operazione solamente pochi giorni e morì il 29 novembre 1924. L’incompiuta Turandot andò in scena per la prima volta nel 1926 e da allora è una delle opere di Puccini più rappresentate.