I nuovi Uffizi

A Firenze, gli Uffizi sono sempre più nuovi. Credete di conoscerli per esserci stati una volta, magari molti anni fa? Gli Uffizi si sono notevolmente arricchiti in questi ultimi anni. Nuove sale; restauro delle antiche strutture; interventi per migliorare la visione delle opere in mostra. Si può dire che oggi Gli Uffizi sono un museo nuovo, da godere e da vivere come fosse la prima volta!

La sala del Tondo Doni: Nel gennaio 2013 è stata inaugurata una nuova sala, la stanza 35, per il Tondo Doni, l'unica pittura certa di Michelangelo, opera fondamentale per la nascita di quella che Vasari definì la "maniera moderna". Un grande ambiente dalle pareti rosse, in cui il capolavoro del Buonarroti è affiancato da opere dipinte da Francesco Granacci, amico di Michelangelo, dai pittori delle Scuole di San Marco e dell'Annunziata, di Alonso Berruguete e dalla monumentale statua ellenistica dell'Arianna dormiente, conosciuta anche come Cleopatra.

24 nuove sale: Nell’ambito dei lavori dei Nuovi Uffizi, è stato completato nel 2013 il piano nobile dell’ala di ponente della fabbrica vasariana. Si conclude in questo modo la cosiddetta “infilata”, la sequenza costituita dalle stanze soprastanti il loggiato e ubicate al primo piano del braccio di ponente. Affacciate direttamente sul piazzale degli Uffizi, le sale – nelle quali prosegue l’esposizione di opere del Cinquecento, fino a Giorgione e Tiziano – si snodano a partire dalla Loggia dei Lanzi, passando nell’ambiente insistente sul voltone di via Lambertesca, per giungere fino al Verone. Gli altri ambienti, retrostanti all’infilata, sono fruibili attraverso un percorso autonomo e parallelo.

Aperte le sale del Seicento Fiorentino, le Sale Gialle: Al piano nobile nell’ala di Levante sono state definitivamente inserite alla fine del 2013 nel percorso museale le sei sale con le quali gli Uffizi aumentano la superficie espositiva permanente e si arricchiscono di una sezione importante dedicata al Seicento fiorentino, che vede riunite opere sia provenienti da ambienti diversi (fra cui il Corridoio vasariano), sia conservate nella cosiddetta “riserva”, vale a dire nei nuovi depositi. Anche in queste sale, come nelle altre già completate del piano nobile, entra il colore: dopo il blu delle Scuole straniere, dopo il rosso della Maniera moderna, è il giallo a connotare sommessamente, con un pannello sulla parete di fondo, la pittura del Seicento, scelto dalla Direzione della galleria ad evocare le tonalità calde e luminose di tante tappezzerie barocche.

Riaperte le ‘Salette’ con i capolavori del Quattrocento Italiano: Nell’aprile 2014al secondo piano della Galleria, nell’ala di Levante, sono state riaperte alle visite cinque sale (19-23), disposte in sequenza a partire dalla Tribuna buontalentiana, fino al termine del Primo Corridoio, verso l’Arno. Oggi, in queste piccole stanze adeguate nel comfort e rinnovate nell’allestimento, si può ritrovare il gusto cinquecentesco per le decorazioni a grottesche, dove i quadri di battaglie e le scene di genere evocano l’originale destinazione, ed entrare in contatto con importanti opere di scuola italiana, non fiorentina, del XV secolo, in un percorso di visita arricchito di una dozzina di dipinti prima non presenti in Galleria. Gli interventi effettuati in queste sale hanno permesso di adeguare le dotazioni impiantistiche indispensabili per la conservazione e la sicurezza delle opere d’arte e per il benessere ambientale complessivo, senza alterare il delicato contesto in cui sono stati realizzati. Dopo l’intermezzo sfolgorante della Tribuna, saranno i capolavori di Antonello da Messina, Bellini, Mantegna ad accompagnare il visitatore verso il Corridoio di Ponente, per proseguire con Michelangelo e concludere con le nuove sale del Cinque e Seicento il percorso straordinario della Galleria.

Riaperta la Sala del Duecento: Nel 2014è stata riaperta anche la Sala del Duecento con notevoli cambiamenti. La sala è stata oggetto dei lavori di restauro e adeguamento funzionale nell’ambito del complessivo intervento dei “Nuovi Uffizi”, sia per l’esigenza di dotare tale ambiente di un proprio impianto di climatizzazione, prima assente, sia in funzione del nuovo allestimento museale che ha determinato la sostituzione delle sculture antiche con le opere dipinte su tavola risalenti al XIII secolo. Le ingenti e delicate opere di consolidamento sono state accompagnate dagli interventi di adeguamento impiantistico, tra cui il nuovo sistema di illuminazione costituito da apparecchi posti nel sottotetto per l’illuminazione diffusa attraverso il lucernario, lampade “wallwasher” a soffitto e proiettori per l’illuminazione d’accento.


Riaperte le Sale dei Primitivi. I capolavori da Cimabue al Gotico internazionale ritrovano i loro spazi: All’inizio del percorso museale degli Uffizi, le sale che vanno dalla 2 alla 7 erano chiuse al pubblico dal 2014, per consentire l’esecuzione di complessi interventi destinati a migliorarne le condizioni climatiche, l’illuminazione e i sistemi di sicurezza. Sono inoltre stati sostituiti i lucernari esterni ed interni ed è stato restaurato e automatizzato il sistema frangisole sistemato nei sottotetti in occasione dell’intervento di ammodernamento della seconda metà del ‘900: l’ingresso della luce naturale è ora regolato in base alle condizioni esterne rilevate dalla stazione meteo installata in copertura. Il sistema di illuminazione artificiale è stato rinnovato con l’adozione di tecnologie di nuova generazione ad alta prestazione energetica. Sono stati infine restaurati gli intonaci, mantenendone la chiara tonalità novecentesca scelta da Michelucci, Scarpa e Gardella, che esalta la moderna impostazione spaziale delle sale.

Per non perderti le principali sale di questo grande Museo, segui questa guida: http://www.uffizi.org/it/sale//


La storia del complesso monumentale degli Uffizi: Verso il 1560 Cosimo I decide di riformare il ducato, che è ancora nelle mani delle corporazioni e delle istituzioni repubblicane, concentrando in un unico edificio, strettamente connesso al palazzo e alla corte, gli uffici delle Magistrature o Arti Maggiori dello Stato Fiorentino, che vengono chiamate a finanziare la riqualificazione urbanistica del quartiere tra piazza della Signoria e l’Arno. Il problema di articolare gli spazi per tredici magistrature, diverse per volume di affari ma meritevoli di medesima evidenza visiva, è ancora una volta affidato a Giorgio Vasari (1511-1574), già impegnato nelle sale di Palazzo Vecchio.
Vasari inizia la realizzazione del suo progetto nel 1560, strutturando l’edificio in una pianta a U organizzata in moduli (ognuno corrispondente ad un ufficio, sette sul lato lungo, sei su quello corto) che si ripetono sulle due ali di diversa lunghezza, dalla chiesa di San Pier Scheraggio, inglobata nella costruzione, sino alla Vecchia Zecca (edificio posto alle spalle della Loggia dei Lanzi).
La fabbrica è completata circa venti anni più tardi: nell’agosto 1572 tutte le magistrature dalla parte di San Piero Scheraggio sono infatti già insediate nei nuovi uffici, che vengono ultimati, nell’ottobre 1580, con il congiungimento alla Loggia. L’edificio ospitava al piano terreno i saloni delle udienze, la stanza del magistrato e le cancellerie; al piano ammezzato gli archivi e gli uffici, mentre al piano primo trovavano posto i laboratori artigiani a servizio del Duca. Diversa destinazione fu data al loggiato del secondo piano, quasi immediatamente adibito dal Granduca Francesco I (1541-1587) a Galleria destinata ad accogliere le collezioni di arte antica e i ritratti della famiglia Medici e degli uomini illustri. Il progetto, ideato dall’architetto Bernardo Buontalenti (1536-1608), oltre alla chiusura del loggiato per mezzo di ampie vetrate, portò alla realizzazione di apposite sale di esposizione, delle quali la più significativa è la Tribuna.
L’originale distribuzione funzionale non prevedeva collegamenti verticali diretti tra il piano terra e la Galleria ad esclusione della Scala Buontalentiana, collocata nel braccio corto di ponente.
A levante esistevano dietro l’abside di San Pier Scheraggio vari fabbricati: un edificio che ospitava l’antica Compagnia degli Stipendiati, il Teatro delle Commedie e l’antico palazzo dei Giudici di Ruota, affacciato sull’Arno. Sul lato opposto gli Uffizi si concludevano con il palazzo della Zecca Vecchia e la Loggia dei Lanzi, inglobando una serie di case torre poste lungo via Lambertesca.
Tale conformazione rimane invariata fino alla metà del 1600, quando Cosimo III realizza nuovi ambienti espositivi; la scala buontalentiana, guadagnata la dignità di ingresso ufficiale, viene dotata al piano della galleria di un nuovo vestibolo arricchito da statue e da antichi bassorilievi.
Con l’estinzione dei Medici nel 1737, la collezione – grazie al Patto di Famiglia dell’ultima discendente, l’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa – fu perpetuamente legata alla città di Firenze. In questa fase di transizione il Teatro delle Commedie, detto di Baldracca, venne trasformato nella Biblioteca (poi Magliabechiana ) per ospitare il lascito di 60.000 volumi del bibliotecario granducale Antonio Magliabechi.
Nel 1769, per volontà di Pietro Leopoldo di Lorena, la galleria viene rinnovata dagli interventi di architetti come Botti e Foggini e aperta al pubblico, acquisendo così l’aspetto specifico di museo d’arte. Le realizzazioni di maggior rilevanza furono il nuovo accesso alla galleria progettato da Zanobi del Rosso e, nel 1779, la Sala della Niobe, su disegno di Gaspare Maria Paoletti.
Nel corso dell’Ottocento la Galleria rimase pressoché invariata, mentre le trasformazioni interessarono principalmente le altre aree del fabbricato vasariano. I piani terra e primo furono quasi totalmente occupati dagli archivi antichi e moderni con un processo di occupazione avviato nel 1743 e accelerato nel 1852 con l’istituzione dell’Archivio Centrale di Stato di Firenze. L’istituto, già alla fine del secolo, occupava quasi due terzi dell’intero immobile.
Nel 1842, venne realizzata, tra il Palazzo dei Giudici e la Sala della Biblioteca Magliabechiana, una nuova costruzione detta Casa dei Veliti, destinata ad ospitare una caserma dei carabinieri. Nel 1866, su progetto dell’architetto Mariano Falcini, un’ampia zona della Zecca fu trasformata nella sede fiorentina delle Reali Poste, che vi rimarranno fino al 1917.